«Lo sviluppo sostenibile è un fattore essenziale»

Vincent Meylan è giornalista, storico, esperto di Alta Gioielleria e autore di numerosi libri sulla storia delle pietre preziose. In questa intervista ci parla delle sfide legate allo sviluppo sostenibile nel mondo della gioielleria, in particolare, riflette su come tali sfide condizionino l’evoluzione di marchi della gioielleria e modifichino le aspettative dei clienti.

Nella Guyana francese, Kering sostiene un sito minerario che estrae l’oro senza mercurio o prodotti chimici.

Qual è la sua analisi sull’evoluzione delle sfide in materia di sviluppo sostenibile a cui dovrà far fronte il mondo della gioielleria?

«Oggi lo sviluppo sostenibile è diventato un fattore essenziale. Certamente si tratta di un fenomeno relativamente recente: la dimensione etica e quella ambientale del business hanno acquisito importanza soltanto alla fine del XX secolo. Per molto tempo l’estrazione delle pietre preziose è stata accompagnata da abusi e dallo sfruttamento umano e ambientale ma, a oggi, sono stati fatti notevoli passi in avanti, specialmente se guardiamo alle condizioni dei lavoratori nei Paesi produttori e all’impatto sull’ecosistema. Non dobbiamo neppure dimenticare che l’industria estrattiva ha contribuito allo sviluppo economico di regioni storicamente svantaggiate ove molti dei nuovi posti di lavoro creati sono stati occupati dalle donne, a cui era precedentemente preclusa ogni forma d’impiego. In particolare, il Natural Diamond Council stima che i salari nel settore diamantifero siano superiori del 70% rispetto al salario medio».

Il settore delle gemme di colore e quello dei diamanti dovranno affrontare le stesse sfide?

«Essendo molto centralizzato, il mercato dei diamanti è più evoluto in materia di tracciabilità. Una caratteristica dovuta al monopolio pressoché totale di De Beers in Sudafrica tra la fine del XIX secolo e gli Anni ’70. Il Kimberley Process nel 2000 e poi la creazione del Responsible Jewellery Council nel 2005 hanno ulteriormente migliorato questo aspetto. Più complessa la situazione per le gemme di colore, che varia a seconda dei Paesi e della loro situazione politica. È più complicato tracciare le gemme, perché la loro estrazione riguarda circa sessanta Paesi e coinvolge per l’80% produzioni artigianali. Ogni tipo di gemma colorata ha inoltre una specifica supply chain, cosa che non facilita la ricerca di una soluzione globale per l’industria. Nonostante tutto, anche per questo settore il cambiamento è in atto. Come in Sri Lanka, paese esemplare nel miglioramento delle attività di estrazione e di trasformazione delle gemme di colore. Qui l’impatto ambientale è stato ridotto vietando l’estrazione mineraria meccanizzata delle pietre preziose, limitando la profondità delle miniere e stabilendo l’obbligo di chiudere i pozzi una volta esaurito il filone. Positivo anche l’impatto sulla popolazione locale maggiormente coinvolta, dal momento che proprietari, minatori e commercianti traggono tutti beneficio diretto dall’attività mineraria. L’applicazione di queste misure ha anche avuto un impatto positivo sulla qualità del filone. Basti pensare che in America Latina, per esempio, l’uso prolungato di esplosivi nelle miniere di smeraldi ha fratturato alcuni filoni di pietre preziose. È nostro dovere però rimanere obiettivi: in altre regioni, la situazione resta molto opaca. A volte le Maison rinunciano ad approvvigionarsi in certi paesi per poter implementare filiere responsabili».

In che modo lo sviluppo sostenibile porta al miglioramento delle pratiche delle Maison?

«Tutte le Maison di gioielleria sono consapevoli dell’obbligo della trasparenza e di avere un ruolo nel miglioramento delle pratiche del settore. Il principale asse di miglioramento è collegato alla tracciabilità, che rappresenta il punto focale della questione. Lo sviluppo di filiere responsabili certificate, in particolare per l’oro e per i diamanti, e l’attuazione di codici di condotta per partner e fornitori hanno permesso continui passi avanti in ogni fase della catena di produzione (estrazione, trasformazione e commercializzazione). L’impegno delle Maison migliora anche le pratiche in materia di diritti umani, diritti dei lavoratori, impatto ambientale ed etica degli affari. Non dimentichiamo che il riciclo è già una pratica diffusa nel mondo della gioielleria. Ogni anno, in tutto il mondo, si tengono aste dove decine di migliaia di gioielli vengono acquistati e poi smontati per recuperarne le gemme. Le pietre preziose non si consumano: una volta prodotte, possono essere riutilizzate per migliaia di anni!».

Quali sono le aspettative dei clienti?

«Innanzitutto, bisogna sottolineare che nella gioielleria, in maggior misura rispetto ad altri settori, l’acquisto è raramente frutto di una decisione razionale. Un gioiello è un meraviglioso prodotto della natura che la mano dell’uomo forgia, rendendolo ancora più bello. Un gioiello è anche un desiderio, di chi lo acquista naturalmente. È una creazione eccezionale, per il suo prezzo certamente, ma anche per lo stupore che lo circonda e la magia che racchiude. Vero è anche che l’attenzione del cliente in tema di trasparenza e tracciabilità sta aumentando notevolmente. Le Maison devono tenerne conto».





Sustainable gold,
unspoilt nature

In French Guiana, Kering is supporting a pioneering project: the 100% reforestation of a mining site where gold extraction is carried out without mercury or chemicals.