"L'assenza di Balenciaga era un'anomalia"

Affermato storico della moda, Direttore della Fondation Alaïa e Direttore artistico della Maison J.M. Weston, Olivier Saillard condivide la sua visione sul segno lasciato dal fondatore della Maison Balenciaga nella storia della Haute Couture e sul rapporto particolare che lo lega a Demna Gvasalia.

O.Saillard-portrait Gregoire Alexandre

Qual è il posto di Cristóbal Balenciaga nella storia della Haute Couture?

Olivier Saillard: Sono sempre stato colpito dal suo percorso. Nato nel XIX secolo, ha attraversato gran parte del XX secolo, rivestendo un ruolo centrale in periodi molto importanti per la storia della Couture: gli anni Venti, Trenta, Quaranta, Cinquanta, Sessanta… Fino alla data simbolica della chiusura della sua Maison, nel 1968. La sua opera rappresenta una traiettoria completa, di grande eleganza.

Ha lasciato un segno immenso. Ci sono artisti che hanno inventato l’arte moderna; si può dire che Balenciaga abbia inventato la Couture moderna. Una Couture molto leggera, in senso letterale ma anche figurato: al di là del tessuto, è una leggerezza che si sente nell’architettura stessa dei suoi abiti, delle sue giacche, dei suoi cappotti. È per via dello spazio che sapeva lasciare tra il corpo e l’indumento.

Quando si espongono gli abiti di Cristóbal, si è sempre colpiti dal loro carattere senza tempo, dalla loro dimensione scultorea, che li pongono al di fuori delle logiche delle epoche e delle tendenze. D’altronde, ho notato che c’è sempre una mostra su di lui da qualche parte nel mondo, un po’ come per Picasso o Matisse. È un tema inesauribile. Di fatto, tutti i couturier vedono in lui un maestro.

Da ultimo, il riserbo che circonda il personaggio rafforza ulteriormente il mito Cristóbal. Non era ricercato; semplicemente, si dedicava con tutta l’anima al suo lavoro. Non si preoccupava assolutamente della copertura mediatica. Però ha svolto anche un ruolo importante formando diversi nomi di rilievo: André Courrèges ovviamente, per undici anni, ma anche Emmanuel Ungaro. Al di là dei suoi allievi diretti, ha avuto un’influenza notevole su numerosi creatori, per via del suo approccio da vero architetto dell’indumento, del suo utilizzo del colore, del suo rapporto con il corpo… 

Portrait of Demna Gvasalia

Come valuta il lavoro e l’approccio di Demna Gvasalia dalla sua nomina alla direzione artistica di Balenciaga?

Scoprendo il lavoro di Demna Gvasalia, ho notato subito delle vere e proprie corrispondenze con l’universo di Balenciaga. Prendiamo l’oversize, di cui si può dire che Demna sia il Direttore artistico ufficioso: si ritrova quella ricerca dello spazio tra l’indumento e il corpo tanto cara a Cristóbal. Demna ha intrapreso un grande lavoro sulle proporzioni, sui volumi. Nel decennio che si è appena concluso, è decisamente notevole. 

Condivide anche l’amore di Cristóbal per i corpi particolari. Le sue modelle hanno uno stile tutto loro, escono dai soliti schemi. C’è una specie di eleganza comune che le porta a non cedere mai alla facilità, a guardare a lato. È come un incontro tra i due creatori.

Infine, noto dei tratti in comune nelle loro personalità, fino al comportamento davanti ai media. Come Cristóbal a suo tempo, Demna resta spesso nell’ombra, non cerca i riflettori, si esprime poco. Tra l’altro, vorremmo sentirlo di più. 

Come ha reagito lei, nel 2020, quando ha saputo della decisione di Demna Gvasalia di rilanciare l’attività di Haute Couture?

Considerato il ruolo della Maison nella storia della Couture, la sua assenza era in definitiva un’anomalia. Quando ho saputo della decisione, mi è sembrata logica e naturale. Erano anni che non avveniva niente di paragonabile nel mondo della Couture. E poi, è un territorio dove tutto è possibile. Rappresenta un’enorme sfida creativa per Demna Gvasalia. È stata una notizia molto bella.

Mi piace anche il modo in cui la Maison ha voluto compiere questo ritorno, la volontà di ricreare i “salon” originali. La trovo una bella forma di archeologia del ricordo. Per una Maison come Balenciaga, è fondamentale considerare il sedimento, la traccia della propria storia, mantenere un rapporto con la memoria, con il ricordo. È nell’aria di oggi: c’è la necessità di tornare a cose più profonde, più radicate. Tutto questo è coerente e promettente.

Quale senso può ancora avere la Haute Couture nel 2021?

La Haute Couture ha pienamente spazio nel panorama attuale.

Innanzitutto, perché ha una dimensione ecologica: le proposte sono create su ordinazione, non generano nessuna rimanenza, nessuno spreco. E ovviamente non sono indumenti disegnati per durare una stagione, ma una vita intera. È un modello molto virtuoso.

Poi, per la sua dimensione “egologica”. Mentre tutti noi siamo vittime dell’accelerazione della nostra epoca, per cui si acquista con un clic, si fa un reso con un altro clic e non si va più in negozio, nella Couture c’è una maggiore responsabilità da parte dei clienti. Il fatto di aspettare, di procedere alle prove…

La Couture corrisponde a ciò che ci si immagina dal Lusso moderno: un rapporto ragionevole con il tempo, una “geografia” responsabile, una relazione con l’indumento che si concentra non solo sullo stile ma anche sul modo in cui viene ideato e creato… Detto ciò, forse sarebbe più virtuoso portare la Haute Couture verso cifre più ragionevoli, nell’ordine della sartoria maschile, per esempio.

Sono decenni che si annuncia la morte della Couture. Certo, molti atelier hanno chiuso e l’equilibrio economico è fragile. Però è sempre stato così: è per finanziare la propria attività di couturier che Poiret lanciò i suoi primi profumi negli anni 1910-1920. In Francia, abbiamo la fortuna di avere gruppi di lusso e grandi nomi che si impegnano a conservare il know-how.  Mi sembra che la Couture possa essere la sede di un rapporto privilegiato tra le Maison e le loro clienti. Una nuova logica relazionale, simile a quella che un artista manteneva con i propri collezionisti. Acquistare capi di Couture è come collezionare arte o opere di design, ad esempio un tavolo di Jean Prouvé, una sedia di Le Corbusier. Si può avere il desiderio di crearsi un guardaroba come si può voler creare una camera delle meraviglie, per amore della bellezza. Con il suo universo, Balenciaga ha decisamente questo potenziale. 

Foto Olivier Saillard, © Grégoire Alexandre